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protocolo de kyoto emissões de gases-estufa
2007-12-08
Secondo uno studio presentato a Bali, il nostro Paese è al 41esimo posto sui 56 responsabili del 90% del CO2cologisti a parole, ma non nei fatti.

Dopo mille accuse dai politici del nostro Paese contro i Paesi non firmatari del protocollo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra, ora è chiaro a tutti che l'Italia, che il protocollo l'ha firmato, non l'ha rispettato.

È infatti una netta posizione di retrovia quella assegnata alla politica italiana sul clima nel «2008 Climate Change Performance Index», presentato a Bali da Germanwatch e Can-Europe. Posizione che l'Italia condivide, tra i dieci principali emettitori mondiali di CO2, con il Giappone e che vede un giudizio peggiore assegnato solo agli Usa ed al Canada.

E' vero che l'ultimo dato su cui si basa il rapporto riguarda il periodo 2003-05 e che segnali di inversione di tendenza ci sono stati nel 2006. Tuttavia è indicativo di come l'Italia abbia ignorato le indicazioni del trattato.

POSIZIONE DI RETROVIA -. Il Ccpi è un'indice indipendente, finanziato dal Governo federale tedesco, giunto alla sua terza edizione che prende in considerazione i 56 Paesi responsabili del 90% delle emissioni mondiali di CO2. Nella costituzione dell'indice complessivo concorrono tre diversi parametri: gli attuali livelli di emissione (30% del peso complessivo), i trend di emissione (50%) e le politiche climatiche (20%). La struttura dell'indice tende, pertanto, a premiare soprattutto i Paesi che dimostrano un'effettiva volontà di cambiamento, in linea con l'obiettivo dello studio di essere uno strumento di pressione politica e sociale per quei Paesi che ritardano ad attuare efficaci iniziative in termini di protezione climatica. Anche il giudizio complessivo dell'indice, non solo quello sulle politiche climatiche, evidenzia una situazione negativa per l'Italia che, tra i 56 Stati valutati, si posiziona al 41° posto, dietro a Cina, Polonia e Bielorussia. Rispetto al Ccpi pubblicato lo scorso anno perdiamo 6 posizioni, mentre solo 4 Paesi sono stati valutati peggio di noi all'interno dell'Unione europea a 27.

SVEZIA AL PRIMO POSTO - Il Paese con la migliore prestazione, che non ottiene comunque ancora il giudizio «molto buono», è la Svezia, seguita da Germania, Islanda, Messico ed India. Ciò dimostra come le politiche climatiche dei principali Paesi emergenti quali Cina, India e Messico siano radicalmente cambiate rispetto allo scorso rapporto, arrivando oggi ad essere valutate nettamente meglio di quella italiana. È forse proprio questo interessante cambio di rotta delle politiche ambientali dei Paesi emergenti l'elemento di maggiore interesse del rapporto. Ció trova piena corrispondenza con quanto ha affermato oggi Hans Verolme, Direttore del programma sui cambiamenti climatici di Wwf International, che ha voluto elencare proprio la Cina come uno dei Paesi che sta dimostrando il comportamento piú positivo in questa fase negoziale della Conferenza di Bali.

Nessuno stupore e nuovamente solo rammarico nel valutare la brutta figura del nostro Paese di fronte alla comunità internazionale – ha commentato Michele Candotti, Segretario generale del Wwf Italia - Tra i maggiori responsabili dell’inquinamento da gas serra nel Pianeta, l’Italia ha ripetutamente nascosto le proprie responsabilità ora scaricandole su altri paesi europei, accusando Germania e Gran Bretagna di essere i grandi inquinatori, ora sui paesi in via di sviluppo addossando responsabilità ad India e Cina. Eppure le informazioni, i dati e le soluzioni tecnologiche non mancano, e non ci vuole molto per invertire le rotta. Quest’anno lo hanno dimostrato proprio Cina e India che stanno progressivamente inglobando le politiche per Kyoto come opportunità di crescita».

Secondo il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio «i dati confermano che l'Italia ha bisogno di una svolta più decisa nelle politiche per il taglio delle emissioni di gas ad effetto serra e nelle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici in atto. L’Italia sconta fardello di emissioni di gas serra eccezionalmente pesante: il nostro impegno è cominciato nel 2006, con la Finanziaria 2007, e prosegue oggi per far crescere il peso del risparmio energetico, delle energie pulite e rinnovabili, delle misure per l’edilizia e per i trasporti sostenibili. I ritardi accumulati negli anni scorsi - ha aggiunto il ministro - pesano ancora troppo e la svolta sulle energie pulite e rinnovabili, il solare in particolar modo, e sull'efficienza energetica, avviata con la scorsa Finanziaria è ancora troppo debole e deve essere potenziata».

(Corriere Della Sera, 07/12/2007)

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